In collaborazione con la casa editrice Ultra, nasce la prima collana di libri sulla paternità chiamata proprio BAR PAPA’ e che raccoglie le storie di altri padri che vogliono raccontare la loro vita e il loro punto di vista.
Il settore Paternità in libreria ricopre un ruolo marginale ma in ascesa, tanti padri vogliono descrivere la loro vita attraverso gli occhi dei loro figli, Ultra darà loro la possibilità di trovare un luogo dove poterlo fare.
Bar papà non è solo un posto dove i padri possono parlare, ma anche dove possono scrivere.
Se anche tu hai un libro sulla paternità e vuoi sottoporlo ad una casa editrice importante, scrivi a info@barpapa.it
BAR PAPÁ VOLUME 2
Altre storie maschie corrette al latte
Questo non è un bar qualunque. E’ un bar dove i papà possono stare senza fretta. E’ un bar dove i papà cambiano i figli senza problemi. E’ un bar dove non siamo mammi ma semplicemente papà. E’ passato un anno dall’apertura di Bar Papà e tante cose sono cambiate.
Non c’è più il tavolo degli scacchi, non c’è lo specchio grande, non c’è Mario col suo cavallo. Ma ora c’è il tavolo da biliardino per il campionato padri-figli, c’è la cabina telefonica funzionante e ben due fasciatoi nel bagno degli uomini. E poi ci sono le storie. Attori, cantanti, scrittori, viaggiatori, sognatori, esploratori, sedentari… Una volta è passata anche la morte con il figlio. Qui ci sono storie di padri, storie di vita, storie di bar.
Benvenuti al Bar Papà
Dopo il successo di Bar Papà – storie maschie corrette al latte, esce il secondo volume della raccolta di storie di padri più belle di sempre. Bar Papà 2 – storie ancora più maschie, sempre corrette al latte raccoglie 20 storie di 20 padri diversi, famosi e non, che affrontano ogni giorno la paternità con tutte le sue difficoltà, con le sue paure e le sue gioie. Tra le altre ci sono le interviste a Michele La Ginestra, Fortunato Cerlino e Stefano Fresi. Perchè siamo semplicemente papà e ne siamo fieri.
BAR PAPÁ
Storie maschie corrette al latte
C’è un posto strano, ai bordi della città. Un posto che apre solo dopo una certa ora, di notte, quando tutto dorme e non si sentono più le urla e i pianti. Un posto abitato da creature mitologiche che si aggirano distratte e stanche tra il bancone e i tavoli. A guardarlo bene sembra l’ingresso di una cantina, ma non fatevi ingannare dalle apparenze. Aperta la porta, ci si accorge subito di stare in un posto diverso da tutti gli altri.
Dentro, ci sono solo papà. Generazioni di padri che parlano, bevono, ridono e guardano l’orologio, tutti pronti a tornare a casa come novelli cenerentoli prima dello scoccare della poppata di mezzanotte. C’è chi lavora tutto il giorno e vede i figli quando già dormono. C’è chi ha lasciato tutto e fa il casalingo. C’è il papà single, quello divorziato, quello che prima faceva il prete e quello che gira il mondo con sua figlia di quattro anni. C’è chi non è il vero papà ma è come se lo fosse, e chi il papà lo fa insieme a un altro papà. Padri che vengono visti come quelli che non devono avere paura e che devono proteggere la famiglia, quando invece sarebbero anche fragilità ed emozioni, ma troppo spesso non se ne danno la possibilità. Benvenuti al Bar Papà.
NON PIU’ DISPONIBILE
NIENTE PANICO!
Come sopravvivere alla paternità
Ok, lei è incinta. E ora? Niente panico!
Ecco qui una guida rapida e piena di consigli, sotto forma di diario pre e post-parto, scritta da un neopadre che non sa esattamente come funziona, ma naviga a vista, cercando di non affogare.
“Diventare padre è un percorso molto più lungo della gestazione femminile, e molte volte non si arriva a capire di esserlo prima dei diciotto anni del proprio figlio. La gravidanza di un padre si può dividere in tre fasi. Il primo trimestre c’è lo studio matto e disperatissimo: lettura di tutti i libri sulla puericultura disponibili sul mercato, con focus su ogni tipo di argomento, dalla depressione post partum alle famigerate cure omeopatiche per il futuro del pargolo. Il secondo trimestre è dedicato alla cura verso la mamma, che si sta trasformando in una pianta tutt’una col divano. Ogni riferimento alla donna che vi ha accompagnato fino a quel momento sparisce in un buco spaziotemporale, senza apparente possibilità di ritorno.
Il terzo e ultimo trimestre è impegnato nell’organizzazione dell’evento: la casa viene stravolta, le cose del papà non strettamente necessarie, cioè tutte, devono far posto a quelle del nuovo ospite. Si comprano mobili, si buttano mobili, si spostano mobili. Poi lui, o nel mio caso lei, arriva, e tutto cambia. Apre gli occhi e te li pianta addosso. Fine dei giochi! Grazie per aver partecipato, papà. Da quel momento sei fregato. Ma niente panico, ce la possiamo fare. Spero”.
PADRI E FIGLI IN VIAGGIO
Papà travel experience
Ognuno ha le sue declinazioni, e io non mi sento migliore di altri solo perché viaggio con mia figlia. Avessi trovato il nostro mondo stando a casa a fare acquerelli, sarebbe andato bene uguale. E magari avrei anche risparmiato due lire. Però vorrei far vedere a tutti i genitori ai quali mette ansia anche il solo pensiero di fare cinquanta chilometri in macchina che viaggiare con i figli è possibile, anzi è facile, e prendendo i giusti accorgimenti pure divertente. La separazione ha stravolto il tempo che avevo a disposizione per stare con mia figlia; nel giro di un attimo sono passato da una normale dinamica di vita a tre a una condizione in cui un giorno è come se non avessi nessuno, e il giorno dopo sono padre, madre, zia, amico, confidente e gatto insieme: il tutto, solitamente, a weekend alterni. Da quel momento in poi, al tempo passato con mia figlia non ho più potuto accostare la parola “quantità”. Così ho capito che esisteva un solo modo per compensare quella carenza, che da lì in poi avrebbe condizionato la nostra vita insieme: accostare la parola “qualità”. Non vedo mia figlia per quello che sembra, ma per quello che è, ovvero una donna. La differenza fra la persona che è oggi e quella che sarà domani dipenderà dall’esperienza accumulata. Viaggio con lei per vivere momenti, non per collezionare fotografie. Il tempo che abbiamo a disposizione è troppo poco, quindi, se voglio aiutarla a costruire la donna che sarà, non posso limitarmi a “passarlo”. Lo devo vivere insieme a lei. Il viaggio dunque non è il fine, ma il mezzo. È contemporaneamente il laboratorio in cui ho deciso di costruire il nostro rapporto e il palcoscenico sul quale ho deciso di metterlo in atto. Basta ricordarsi che, come per tutte le cose, la parte più difficile è iniziare. E che se vi ritrovate a viaggiare con una bambina di tre anni, una volta che avrete capito in quale bagno andare quando vi fermate all’autogrill, il resto sarà tutto in discesa.
STORIE DI DUE UOMINI, DUE GEMELLI E UNA FAMIGLIA COME TANTE
Papà per scelta
E se non fossimo poi così diversi?
Milano, novembre 2019 – Si chiamano Julian e Sebastian. Sono nati due anni fa a Las
Vegas e sono i figli di Carlo e Christian. Sono anche i protagonisti, insieme a Carlo e
Christian, di “Papà per scelta”, libro in uscita a fine novembre (Ultra Edizioni).
Non è una storia di fantasia né un’ipotesi di realtà futura, ma il racconto vero,
talvolta duro ma più spesso giocoso o emozionante, del viaggio alla scoperta di una
genitorialità non convenzionale che Carlo e Christian affrontano ogni giorno.
Nella ricerca di una normalità senza modelli di riferimento, in cui ansie ed eventi
tipici da neogenitori si mescolano continuamente con la volontà di tenere protetta
una famiglia tutta al maschile, l’elemento più forte e vitale che emerge è la
dimostrazione limpida di come questa avventura di genitori non è diversa da quella
di quasi tutte le altre famiglie.
Amore e attenzione restano i pilastri di questa relazione genitori e figli, ci dicono
Carlo e Christian, anche in un Paese che avverte la necessità di cambiamento ma
continua mostrare diffidenza verso il diverso.
“In realtà, sempre più spesso incontriamo pezzi di una società più comprensiva e
aperta di quanto ci si aspetti. E proprio questo ci ha convinti della potenza della
nostra esperienza e dell’importanza di condividerla e di farla conoscere”, dichiara
Carlo Tumino, un percorso professionale di specialista della comunicazione digital al
momento interrotta per dedicarsi ai gemelli. “Christian e io abbiamo cominciato nel
modo per noi più naturale e diretto, con un blog, in cui abbiamo scelto di raccontare
anche la gestazione. Dal blog ai social media il passaggio è stato naturale”.
“L’idea del libro nasce invece dalla voglia di uscire dalla bolla del digitale, dove
abbiamo trovato seguito (ma anche critiche?) e confrontarci con gli strumenti
tradizionali, in una per noi bellissima commistione di linguaggi e forme di
comunicazione”, ha aggiunto Christian De Florio.
#ESSEREPADRIOGGI
Girolamo Grammatico
#esserepadrioggi è una guida per papà che desiderano essere genitori consapevoli.
In un mix di narrativa, filosofia e coaching umanistico, si delineano strumenti utili per definire il padre che si sogna di diventare e per chiarire il progetto educativo che si desidera per i propri figli.
Piccole gag familiari strappano un sorriso e insieme segnano le tappe di questo percorso, aprendo le porte a riflessioni sul significato della genitorialità.
La base di partenza è sempre l’etimologia delle parole più importanti di cui è costituita la relazione genitoriale, dalle quali germoglia la narrazione unica e personale di ogni papà. Attraverso la pratica del coaching, l’autore ci fornisce un metodo per diventare il “papà migliore che possiamo essere”, allenando le proprie risorse e i propri talenti. Perché per sostenere i propri bambini a compiere la propria vocazione diventando adulti liberi e autonomi è necessario che i padri realizzino se stessi, a partire dalle loro potenzialità.
Un libro trasversale che aiuta a far chiarezza, a porsi le domande giuste e a costruire la cornice di riferimento necessaria all’agire consapevole.