Bar Papà – Estratto da La storia di Luca

“Ma è tuo… tuo? Nel senso, tutto naturale?”
Sorride.

“Non mi nascondo dietro un dito, lo so che sembra assurdo. Venivamo da 4 aborti, uno dietro l’altro. Puoi ben capire lo stress psicologico che questo può portare sia per un uomo ma soprattutto per una donna. Abbiamo provato a fare una fecondazione assistita, ma anche quella non è andata bene. E allora ci siamo detti: lasciamo stare. Compriamoci una casetta e viaggiamo. Non facciamoci portare giù da questo ma cerchiamo di vivere totalmente la nostra vita.”
“Ed è li che è nato.”

“Gia”

“Succede spesso, sai?”
“Ed è sempre un miracolo.”
Insieme ci giriamo a guardare quei boccoli d’orati che si muovono per la stanza, giocando da solo con l’ombra riflessa delle macchine in strada.

È veramente un miracolo la vita.

“Pensa che quando abbiamo fatto la prima ecografia abbiamo visto che l’ovocita si era staccato dalla membrana dell’utero e riattaccato da un’altra parte, un distacco di cui c’era traccia.

Praticamente si è messo comodo. Da li abbiamo subito capito che questo sarebbe stato un bimbo voglioso di venire al mondo.”

Guardo negli occhi sia il padre che il figlio e trovo la stessa voglia di vivere, lo stesso attaccamento al bello e alla gioia. Hanno entrambi negli occhi l’equilibrio e la consapevolezza di essere al mondo e di voler essere al mondo.

“Devi perdonarmi, ma non riesco a trattenere le domande. E come vivi il fatto di… ecco… di avere…”
“Di essere un padre di 52 anni?”
“Ecco, si. Bravo.”
“Ci ho pensato tanto. Ma non sono preoccupato. Mio padre è morto una settimana dopo la nascita di mio figlio. Lui è stato padre per 52 anni. Io, anche nella migliore delle ipotesi, sarò padre per quanto? A dir tanto una trentina di anni? Questa consapevolezza ti da un sorriso triste ma ti da anche uno stimolo in più nel cercare non tanto di trasferirgli qualcosa ma di andare all’essenziale per dargli gli strumenti per essere autonomo e individuarsi come uomo il prima possibile.

Non gli potrò risolvere un problema ai suoi 40 anni, lui si curamente se lo dovrà risolvere per conto suo, io ho sempre fatto le mie scelte da solo, ma sapendo di avere alle spalle uno scudo e questo mi ha dato una serenità, questa fortuna lui non ce l’avrà ma dovrò cambiare questa sfortuna in una opportunità dandogli prima questi strumenti.”

E’ sereno e in pace con se stesso.

E questa calma serafica mi ubriaca, mi lascia estasiato, mi fa sentire bene col mondo.

Non è la quantità di tempo che passiamo insieme ma è quello che doniamo ai nostri figli l’importante.

Dobbiamo dargli gli strumenti per vivere da soli, per fare le loro scelte.

Non dobbiamo impedirgli di cadere, ma fargli capire come ci si rialza.

…Continua…

By |2018-11-07T07:59:21+01:00Novembre 6th, 2018|Blog|0 Comments

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