Fuori dal bar, sulla strada, c’è una cabina telefonica di quelle con le schede.
Mi ricordo che da piccolo ce ne era una uguale sotto casa dei miei genitori.
Io facevo la collezione delle schede telefoniche, me le facevo portare anche dall’estero, avevo il raccoglitore, facevo a scambio come per le figurine.
E nella cabina telefonica ho tanti ricordi.
Prima del cellulare (oddio, mi sento vecchio a dire una cosa del genere, ma purtroppo è così) si chiamava da casa. Ma mia sorella più grande deteneva il monopolio del telefono fisso.
Quando ero al telefono, lei entrava in casa e senza neanche poggiare lo zaino a terra diceva:
“Attacca che mi serve”.
E’ sempre stato un rapporto dolce il nostro, decisamente.
Allora se la telefonata era importante o se volevo dire qualcosa di più segreto a qualcuno, scendevo in strada e mi chiudevo alle spalle la porta della cabina, lasciando fuori rumori, suoni e paure.
I pensieri erano solo per la scheda, per i tasti e per le parole da dire.
Un piccolo mondo a parte che racchiudeva i ricordi di chi ci passava.
Quante parole dette li dentro da sconosciuti che avranno pianto e riso e amato e odiato.
Quanti sussurri detti alla fidanzata, alla moglie, all’amante prima di tornare a casa.
Poi un giorno, mentre passeggiavo sotto casa vedo un cartello: questa cabina telefonica sarà dismessa il giorno xx/xxxx in base alla legge.
Una legge che toglie la memoria, il passato che scompare perchè inutilizzato.
E dove andremo per cercare un momento di privacy?
Come faremo quando non ci sarà campo e dovremo fare una telefonata importante?
Ma soprattutto, dove si cambieranno i super eroi da oggi in poi?
Questo dramma mi colpisce molto, forse il mondo non ha più bisogno di super eroi? Oppure semplicemente si cambiano negli angoli dei parchi venendo scambiati per pervertiti?
Per questo ho deciso di rubare la cabina telefonica e metterla qui nel bar.
Una notte, con Umbo e il Capitano abbiamo preso un furgone a noleggio. Non siamo partiti con l’idea di prendere la cabina, ma dovevamo portare alcuni oggetti pesanti in giro.
Passando sotto casa vedo la cabina e dico:
“Quanti ricordi li dentro. Sarebbe bello averla in casa”
“Prendiamola”
Dice laconico Umbo.
“In che senso?”
“Nel senso di smontiamola e carichiamola sul furgone.”
“Ma se ci vedono?”
“E’ notte, facciamo piano, chi ci vede?”
“E poi comunque devono smontarla”
Fa eco il capitano, parlando direttamente alla mia coscienza sporca.
E allora scatta il piano.
Ci mettiamo i giacchetti arancioni, quelli per cambiare le ruote della macchina, che stanno nel vano dietro al furgone. Forse qualcuno ci scambierà per tecnici, pensiamo.
Abbiamo tutti gli attrezzi per smontare i mobili, li useremo per togliere le cerniere della porta e farla a pezzi, pensiamo.
Ma non è così facile.
Ci mettiamo più di 1 ora solo per togliere una lastra laterale.
“Ci penso io”
Dice il Capitano deciso.
Entra nel furgone.
Esce con il frullino e la visiera in testa.
“Che fai?”
“Se Maometto non va alla cabina, la cabina va da Maometto”
Si abbassa e inizia a tagliare direttamente la base della cabina.
Io e Umbo iniziamo a ridere senza sosta, di quelle risate da convulsioni senza fine.
Passa un singore che porta a spasso il cane.
Ci diamo un contegno, salutiamo doverosamente e torniamo al lavoro.
Tagliati i fermi, carichiamo direttamente la cabina sul furgone e scappiamo senza voltarci indietro.
Ora la cabina svetta prepotente nell’angolo destro del bar, come monito per le generazioni future.
Profondo ascetico, era conosciuto anche come “il poverello d’Assisi” per via della sua scelta di spogliarsi di ogni bene materiale e condurre una vita minimale, in totale armonia di spirito. La citta di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, e assurta a simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i quattro grandi incontri tra gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da papa Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002, da papa Benedetto XVI nel 2011 e da Papa Francesco nel 2016. San Francesco d’Assisi e uno dei santi piu popolari e venerati del mondo. Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, eletto papa nel conclave del 2013, ha assunto, primo nella storia della Chiesa, il nome pontificale Francesco proprio in onore del santo di Assisi.