La separazione, di solito, è considerata solo un evento privato tra coniugi, di fatto coinvolge tutti i componenti della famiglia e per quanto due genitori si impegnino ad affrontarla nel migliore dei modi, le conseguenze travolgono anche i figli. Una persona può voler mettere un punto alla relazione con il partner e smettere di essere un coniuge, ma non può abbandonare il suo ruolo di genitore. Anche da separato un genitore ha il dovere di sostenere materialmente e affettivamente i figli minorenni, maggiorenni se non ancora autosufficienti economicamente e se portatori di handicap. Si tratta di un obbligo, stabilito dalla Costituzione e dal codice civile, per entrambi i genitori: mantenere i figli secondo le proprie disponibilità economiche e in base “alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo”. Cosa significa “mantenimento ai figli”?
L’assegno di mantenimento ai figli
Il mantenimento consiste in una somma di denaro, generalmente periodica, che deve essere versata ai figli. Il giudice nel determinare l’importo dell’assegno valuta le esigenze attuali dei figli, non solo quelle alimentari, che variano in relazione alla loro età e ad altri elementi; il tenore di vita che i figli avevano quando la famiglia viveva ancora insieme; il tempo che trascorrono con ciascun genitore e quindi le spese che la mamma e il papà sostengono quando i bambini dimorano presso l’uno o l’altro. Il mantenimento, in ogni caso, non può essere sospeso per il periodo in cui i figli vivono con il genitore non collocatario; il giudice, nel determinare l’assegno, tiene conto anche delle condizioni economiche dei coniugi: considera nel suo complesso la situazione reddituale e patrimoniale di entrambi e della misura dell’assegno stabilito su indici ISTAT. Il mantenimento comprende tutte quelle spese definite “ordinarie”, ossia quelle che riguardano gli aspetti quotidiani della vita dei figli (vitto, alloggio, abbigliamento), ma anche le tasse scolastiche o le spese di farmaci da banco per malanni stagionali e/o ordinari. Anche i costi per i biglietti dei mezzi pubblici e le ricariche del cellulare: tutte le spese che i genitori sostenevano già quando vivevano nella stessa abitazione e che servono a non far perdere ai bambini e ai ragazzi la sistematicità delle loro giornate.
Cosa succede se l’assegno non è versato
Prendersi cura dei figli economicamente e affettivamente è un dovere stabilito dalla Costituzione, dal codice civile ed è anche sancito in un provvedimento del giudice, pertanto un genitore che non paga il mantenimento compie una violazione dell’articolo 433 del codice civile, ma in caso di inadempimento si può delineare anche il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, sancito dall’articolo 570 del codice penale. Tale articolo, infatti, prevede una multa che va da 103 a 1.032 euro e la reclusione fino a un anno per chi, abbandonando il domicilio domestico, o adottando una condotta contraria all’ordine o alla morale delle famiglie si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità dei genitori, alla tutela legale o alla qualità di coniuge; a chi malversa o dilapida i beni del figlio minore o del coniuge; a chi fa mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore, ovvero inabili al lavoro, agli ascendenti o al coniuge, il quale non sia legalmente separato per colpa. Ma non solo, l’articolo successivo 570 bis stabilisce che la legge punisce il coniuge che si sottrae all’obbligo di corrispondere qualunque tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio ovvero viola gli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli.
Il mantenimento al tempo dell’emergenza covid
Cosa succede se un genitore ha subito perdite economiche a causa delle restrizioni imposte per far fronte all’emergenza sanitaria? Prima di tutto, è importante sottolineare che nessun genitore può smettere di versare l’assegno di sua spontanea volontà, ma è necessario effettuare una richiesta di riduzione o di sospensione al giudice o può accordarsi con l’ex se sussistono valide motivazioni (per esempio se cambiano in peggio o in meglio le condizioni economiche dei genitori, se uno dei due crea una nuova famiglia, se cambiano le esigenze dei figli). Nel caso specifico, il genitore che intende effettuare la richiesta al giudice deve dimostrare che il proprio reddito abbia subito riduzioni considerevoli come conseguenza dell’impossibilità di svolgere la propria professione a causa delle disposizioni stabilite dai diversi Dpcm o che il datore di lavoro abbia chiesto la cassa integrazione per i lavoratori. Non è sufficiente avvalersi della motivazione “emergenza sanitaria” in maniera generica, se poi non ci sono stati reali e comprovate ripercussioni sul patrimonio dello stesso genitore.
Conservare una comunicazione pacifica con gli ex è la soluzione anche se ci sono problemi per il mantenimento, e se proprio non ci riuscite fatelo per il bene dei vostri figli.
Il team di Slidinglife
Leave A Comment