Qualche settimana fa mi chiamano dalla scuola di mia figlia.
Panico.
“Dovrebbe venire urgentemente qui, la bambina sta bene ma dobbiamo parlare”.
L’ultima volta che mi hanno detto “dobbiamo parlare” ho divorziato, quindi la cosa non mi fa stare tanto tranquillo.
Quando arrivo mi portando nella stanza della preside e trovo mia figlia e un’altra bambina sedute con la testa chinata.
“Che succede?”
Mia figlia mi corre incontro e mi abbraccia forte.
Le alzo la testa ed è rigata di lacrime e di lividi. Anche l’altra bambina ha un occhio nero.
“Che succede?” ripeto preoccupato.
“Sua figlia ha picchiato questa bambina”.
Impossibile.
Guardo mia figlia per vedere se è proprio mia figlia, la principessa che conosco da una vita, quella che non farebbe a nessuno, quella che piange con tutti i film della disney.
Lei, ha picchiato una bambina.
“Deve esserci uno sbaglio”.
“No papà, l’ho fatto”.
E li crolla il mondo. Il mio mondo fatto di bambole e di storie prima di dormire, un mondo fatto di unicorni e stelline.
“Ma perchè?”
Ci mette un pò, poi prende fiato e dice: “stava prendendo in giro un mio amico”
“In che senso?”
L’altra bambina abbassa la testa, e lei continua.
“Eravamo a ricreazione, lei ha iniziato a dire ad un mio amico che ha due papà e che questa cosa non può esistere. Che è strano, che è diverso…”.
Lentamente si ricompone il mio mondo, ritornano a loro posto i pezzi distrutti e si crea qualcosa di nuovo.
“Allora le ho detto di smetterla, che non c’erano problemi ad avere due papà e che lei non doveva permettersi di dire una cosa del genere. Lei ha detto che io una mamma neanche ce l’ho. E allora…”
Piange aggrappata alla mia vita.
E’ altissima, è grande, è una signorina.
E gli unicorni lasciano il posto ai libri, le stelline al telescopio e le principesse alle eroine della storia.
Sono sinceramente in difficoltà perchè da una parte vorrei premiare mia figlia per quello che ha fatto, dall’altra vorrei sgridare l’altra bambina (ma principalmente i suoi genitori).
“Preside, ci penso io, la ringrazio.”
Porto via mia figlia, entriamo in macchina e la fisso negli occhi.
“La violenza non è mai una strada. Quando picchi qualcuno, diventi come lui. Cosa ti differenzia dalle sue parole?”
“Ma” tenta di protestare.
“Niente ma. Hai fatto una cosa nobile, hai fatto quello che andava fatto, sei stata coraggiosa e onesta come le tue eroine. Ma io devo fare il mio, e dirti che non si fa. Ognugno fa la sua parte, ognuno deve dire le sue battute. Tu sei stata la protagonista di questa storia e hai fatto quel che dovevi. Sono orgoglioso di te. Ma non si fa!”
Ridiamo insieme.
La mia piccola donna è grande e io devo cambiare il filtro bimba che ho negli occhi.
E poi chiamare i genitori dell’altra bambina.
Leave A Comment