La televisione in soggiorno era ancora accesa.
Capitava ogni tanto di dormire in stanze separate, lei si addormentava sul divano davanti alla tv e io portavo la bambina a letto.
Quella mattina però c’era un silenzio strano, generalmente c’era il caffè americano pronto o della musica in sottofondo mentre lei giocava con il cellulare.
Invece quella mattina mi sono alzato e non ho trovato più mia moglie.
Ho trovato un biglietto: “Addio, ho incontrato un uomo che mi fa sentire viva. Dillo tu a nostra figlia”.
Se mi avessero dato un pugno nello stomaco avrei avuto meno conati, ho sentito crollare il mondo e le gambe dietro di lui.
Stavo per piangere quando ho sentito la porta aprirsi lentamente e dietro c’era mia figlia, 5 anni, con in mano il suo pupazzo preferito, i capelli arruffati come Anna di Frozen e la sua vocina sottile che dice: “Dov’è mamma?”
“E’ uscita un attimo a fare la spesa, ora torna”.
E’ la prima cosa che sono riuscito a dire, non avevo armi, non sapevo come reagire a questa situazione.
Poteva essere uno scherzo, doveva essere uno scherzo.
E invece no, era la verità, mia moglie ci aveva lasciati con un biglietto e via.
Mi sono dato tutta la colpa del mondo, mi sono gettato addosso fango e merda per convincermi di non essere stato un buon marito, un buon padre, un uomo buono.
Ma poi mi sono guardato negli occhi di mia figlia, occhi tristi che chiedevano spiegazioni e sono riuscito a dire solo: “Amore, non è colpa tua”.
Perchè così ci si sente, con la colpa addosso di aver sbagliato tutto.
Dopo circa un mese in cui ho provato a spiegare che la mamma era andata via ma che poi sarebbe tornata, mia figlia mi ha preso la mano e mi ha detto: “Papà, non è colpa tua”.
In quel momento ho capito che veramente non era colpa mia, che non ero io ad aver sbagliato, che tutti i problemi del mondo si possono risolvere parlando e non fuggendo.
E l’ho capito grazie ad una bambina di 5 anni.
Ora sono passati 3 anni, lei ormai è grande e sa bene cosa è successo, io ogni tanto torno con la mente a quella tv accesa, la notte mi sveglio ancora pensando che non sia successo niente, ma lentamente sto provando a vivere.
Ho fatto il papà, a tempo pieno.
Odio la parola mammo, non sono un mammo anche perchè in questo caso la mamma non c’è stata. Sono un papà orgoglioso di esserlo.
Lo faccio per lei, lo faccio per me.
Lo faccio perchè non è colpa mia.
E perchè mia figlia non si merita tutto questo.
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